Sister Morrison: un esempio di libertà
Sentiamo spesso parlare di stili di vita alternativi, di modi diversi di vivere e interpretare la vita. Ma cosa differenzia realmente qualcosa di unico, dall’inseguire semplicemente il tendenaza del momento?
Al giorno d’oggi si tende, probabilmente a causa della crescita dei social network, sempre di più ad emulare, sentendoci originali e unici, ignorando il fatto di star prendendo delle scelte ripetute già da migliaia di persone, per un numero indefinito di volte.
Un incontro con un reale stile di vita alternativo, l’ho avuto in Malawi, precisamente a Zomba. Una mattina, decidiamo di raggiungere uno dei tanti punti panoramici sulle imponenti montagne di Zomba, che circondano di verde la città.
Il cammino è più duro del previsto. Una salita ripidissima, un terreno ghiaioso e scivoloso, con un’aria afosa che ci sfianca.
Lungo il tragitto incontriamo numerose persone. Vengono giù dalla cima, trasportando tronchi enormi sulle loro spalle, scalzi. I loro volti sono marcati dalla fatica, ma ogni volta che incrociamo i loro sguardi rimaniamo incantati dai loro sorrisi e saluti.
Per me raggiungere la vetta è un obbiettivo, una sfida; per loro, invece, questa è quotidianità, caratterizzata da fatica e sudore.
Finalmente, dopo diverse ore di cammino, raggiungiamo la nostra meta. Ci troviamo all’ ”Emperor’s View”. Qui nel 1964 fece visita l’ultimo imperatore Haile Sellasie , simbolo indiscusso del Rastafarianesimo e della lotta contro il colonialismo Africano.
È un luogo magico, mistico, privo di leggi e barriere sociali. Vige il silenzo, la pace, l’aria è pura e ha profumo di libertà. Rimaniamo ammaliati dall’inconcepibile bellezza del panorama, con le sue colline verdi che si estendono all’infinito, verso l’orizzonte.
Ad accoglierci troviamo lei, Sister Morrison, sorridente e gioiosa. Alla testa un Kitenge (tessuto tipico in Malawi), con il quale raccoglie i suoi lunghi dreadlocks e al collo porta collane d’ebano con pietre dai colori rasta. È una donna misteriosa, dall’età indecifrabile, dall’aspetto giovane, ma, che dalle sue parole, lascia tracce di una persona che di primavere ne ha passate tante.
Per l’immaginario comune, specialmente al primo impatto, Sister Morrison potrebbe sembrare una folle, soltanto una “rasta” assieme ai suoi luoghi comuni e pregiudizi.
Ma è necessario andare oltre l’apparenza, bisogna soffermarsi e ascoltare con attenzione le sue parole.
Sister Morrison non è una persona comune. È una donna saggia, parla diverse lingue e ha vissuto in diversi stati dell’Africa Sub-Sahariana. Fino a pochi anni prima viveva a Blantyre, una città caotica, sporca e priva di identità. Ha deciso di mollare tutto, cambiare radicalmente la sua vita e rifugiarsi qui, in cima allo Zomba Massif.
Qui vive sola, nella sua umile capanna in legno. Conduce una vita ai margini, lontano dalle tentazioni e i mali di “Babilonia”. Una vita pura, a contatto con la natura e con la terra.
Non utilizza alcun prodotto creato dall’uomo, coltiva il suo cibo e la sua Marijuana. È in quel momento che realizzo della grande quantita di cannabis crescente nel terreno. Sono piccole piantine, quasi invisibili, che si intonano perfettamente con la magia della situazione e del luogo.
Tira fuori dell’erba, ancora fresca, lasciata essiccare poco prima sotto al sole. Gira un purino, con una foglia di pannocchia. Tutto ciò che utilizza proviene direttamente dalla terra.
È uno spettacolo curioso, bizzarro. Per lei non è uno strumento di sballo, è parte del suo stile di vita e della sua cultura. È la sua cura per la mente, un modo per riflettere e rimanere lontana dalle impurezze umane.
Mi è difficile capirne le ragioni, fino a pochi minuti prima mi era addirittura impossibile immaginare una tale situazione. È tutto troppo lontano dalla mia vita, dal mio passato e della mia educazione.
Una domanda, forse banale, mi sorge spontanea: “Sei felice?”
La sua riposta mi sbalordisce, è così semplice ma colma di un significato velato:
“ Si, lo sono. Posso svegliarmi durante la notte e cantare, danzare, urlare e nessuno mi potrà mai disturbare. Sono libera.”
Viviamo in un’era dove possiamo avere tutto e subito, dove ogni nostro desiderio può essere esaudito, eppure, quanto davvero siamo liberi? Tendiamo a volere sempre di più, dimenticandoci dei piccoli gesti che ci rendono vivi.
Perciò, chi è il folle? Sister morrison, libera e serena, o forse noi? Ma chi siamo noi per dirlo?
PS: Sister morrison invita e apre la sua terra a tutti i rastafariani nel mondo che vogliano unirsi a lei e vivere con il suo stile di vita.